NAPOLI SOTTERRANEA

<p>L'esistenza della Napoli sotterranea è legata alla conformazione morfologica e geologica del territorio partenopeo, che è composto da roccia tufacea che presenta particolarissime caratteristiche di leggerezza, friabilità e stabilità.</p><p>Le prime trasformazioni della morfologia del territorio, avvenute ad opera dei Greci a partire dal 470 a.C., diedero inizio alla crescita dell'affascinante mondo che è Napoli sotterranea. Queste trasformazioni furono dettate dalle esigenze di approvvigionamento idrico, che portarono alla realizzazione di cisterne sotterranee utilizzate per la raccolta dell'acqua piovana, e dalla necessità di recuperare materiale da costruzione per erigere gli edifici di Neapolis.</p><p>Nei secoli successivi l'espansione della città portò alla costruzione di un vero e proprio acquedotto che consentiva la raccolta e la distribuzione dell'acqua potabile grazie ad una serie di cisterne collegate ad una fitta rete di cunicoli. Durante la dominazione romana l'acquedotto esistente venne ampliato e migliorato, ma con l'avvento degli Angioini, nel 1266, la città conobbe una grande espansione urbanistica alla quale, naturalmente, corrispose un aumento dell'estrazione di tufo dal sottosuolo per costruire nuovi edifici, confermando una peculiarità di Napoli: quella di essere generata dalle proprie viscere, dove gli edifici sorgono immediatamente sopra la cava che forniva il materiale da costruzione.</p><p>Determinanti per le sorti del sottosuolo napoletano furono alcuni editti tra il 1588 e il 1615 che vietavano l'introduzione di materiali da costruzione in città per impedire l'espansione incontrollata di Napoli. I cittadini, per evitare sanzioni e far fronte all'esigenza di espansione urbanistica, pensarono bene di estrarre il tufo sottostante la città, sfruttando i pozzi esistenti, ampliando le cisterne destinate a contenere l'acqua potabile e ricavandone di nuove. Questo tipo di estrazione, effettuata dall'alto verso il basso, richiedeva tecniche particolari per garantire la stabilità del sottosuolo ed evitare crolli indesiderati.</p><p>L'ultimo intervento sui sotterranei risale alla Seconda Guerra Mondiale, quando per garantire rifugi sicuri alla popolazione si decise di adeguare le strutture dell'antico acquedotto alle esigenze dei cittadini. Nel territorio di Napoli sono stati allestiti complessivamente 369 ricoveri speleologici e 247 ricoveri antigrotte. Un elenco ufficiale del Ministero dell'Interno del 1939 elenca 616 indirizzi che portano ai suddetti 436 rifugi, alcuni dei quali con più di un accesso. L'allestimento dei ricoveri comportò un ulteriore frazionamento dell'antico acquedotto.</p><p>Finita la guerra, per la mancanza di mezzi di trasporto, quasi tutte le macerie furono gettate sotto terra, quasi a voler seppellire con esse anche tutti i ricordi di quel triste periodo. Fino alla fine degli anni Sessanta non si parlò più di sottosuolo, anche se molti continuarono ad utilizzare i pozzi come discariche.</p><p>Dopo circa 20 anni di scavi e bonifiche, e grazie all'impegno e al sacrificio dei volontari che sono scesi nelle viscere di Napoli per riportare alla luce un reperto storico di tale portata - un vero e proprio museo sotterraneo - è ora possibile conoscere una realtà mai vista prima -pagina vista nella storia del Napoli.</p>